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Mohammad bin Salman:
un Principe tra Avanguardia e Tradizione
By Arnold Koka
Il Regno dell’Arabia Saudita è tradizionalmente attraversato da una persistente dialettica tra tradizione e modernità: da un lato l'ultra-conservatorismo sociale e religioso, accompagnato da una struttura politica altamente autoritaria, dall'altro una struttura demografica estremamente giovane, con il 70% della popolazione al di sotto dei 35 anni. Questa giovane maggioranza è notevolmente attiva dal punto di vista digitale dei social media, risentendo così della loro influenza. I tassi di utilizzo dei social network sono infatti considerevolmente alti nel paese: i giovani sauditi possiedono il primato mondiale di utilizzo della piattaforma di Youtube pro-capite, e rappresentano il 40% dell’utenza Twitter di tutto il mondo arabo.
Su questo sfondo, l’erede al trono Mohammad bin Salman si distingue come figura di rottura rispetto alle tradizioni: presentandosi come innovatore e riformista, più vicino alle necessità sociali ed economiche della popolazione più giovane, non rinuncia però ad un uso netto e talvolta drastico della propria autorità. Il Principe saudita, già Ministro della Difesa e Presidente del Consiglio per gli Affari Economici e di Sviluppo, è stato nominato nel giugno 2017 diretto erede al trono, a soli 31 anni.
La politica e le attività di MbS si sono distinte per la volontà di modernizzare l’economia e soprattutto l’immagine del Regno saudita. Sono così divenute centrali due necessità complementari tra loro: la prima, quella di promuovere il paese come centro di sviluppo delle avanguardie tecnologiche e digitali, in grado di divenire un hub regionale di notevole appetibilità per gli investitori esteri. La seconda, quella di liberarlo dalla dipendenza dalle rendite petrolifere, rappresentanti il 70% delle entrate governative. Con un tasso di disoccupazione che raggiunge il 29% nell’età tra 18-29 anni e che rischia di aumentare a causa del costante tasso di aumento demografico, un’economia così dipendente dal greggio non appare più in grado di soddisfare nel lungo termine le necessità della popolazione saudita.
In questa prospettiva rientrano sia i progetti pubblici del Regno compresi nell’ampio piano Vision 2030, annunciato da Mohammad bin Salman nell’aprile 2016, sia le attività private del Principe. Se le politiche pubbliche hanno come obiettivo la modernizzazione del paese, la condotta privata di MbS mira a far identificare la sua figura politica e personale con l’ideale di prosperosità economica dell’Arabia Saudita e con il progresso stesso che il paese sta vivendo sotto la sua guida.
Motore di questo progresso è proprio il progetto di modernizzazione del paese Vision 2030. Nel piano rientrano i progetti di modernizzazione sociale, in particolare attraverso la netta apertura alla concessione di maggiori diritti alle donne, e di innovazione tecnologica attraverso programmi d’avanguardia.
Una posizione centrale è occupata in questo senso dal visionario progetto “NEOM”, consistente in un piano da 500 miliardi di dollari per la creazione di una megapolis ad energia sostenibile nell’Ovest del paese. Finanziato dal Regno saudita e da investitori privati, NEOM mira a diventare il più grande centro di innovazione tecnologica dell’intera regione, in grado di attirare figure professionali provenienti da Europa, Asia ed Africa. Si svilupperà così, in un’area di 25 mila chilometri quadrati, una città futuristica, in prima linea nei campi dell’energia, della biotecnologia e delle scienze.
Nello stesso quadro di avanguardia rientra la storica concessione della cittadinanza saudita al robot Sophia nell’ottobre 2017. Il robot, sviluppato dalla compagnia di Hong Kong “Hanson Robotics”, è stato il primo androide al mondo a ricevere la cittadinanza di uno stato. L’evento rappresenta l’emblema di un paese che vuole porsi con fermezza in prima linea nello sviluppo e nella ricerca tecnologica, e che soprattutto vuole presentarsi in quanto tale.
La cittadinanza di Sophia intende così renderla l’indiretta ambasciatrice della nuova immagine saudita nel mondo, fatta di progresso e modernità.
Il piano di “rebranding” dell’immagine del paese in termini avanguardistici e simil-futuristici da parte di MbS tuttavia non si limita solo all’intensificazione dei progetti tecnologici.
Per rafforzare la partnership anche culturale con i paesi occidentali, MbS ha lanciato progetti di modernizzazione sociale a dir poco rivoluzionari. Emblematica la svolta storica nel 2017 con la concessione del diritto di guidare alle donne –effettivo a partire dal giugno 2018- così come l’apertura dei cinema a partire dal marzo 2018. Inoltre le posizioni espresse dal Principe stesso sono degne di nota, dal momento che ha definito la propria generazione come “vittima” del conservatorismo religioso instauratosi nel paese dopo il 1979. A tale riguardo, l’erede al trono ha esplicitamente messo in dubbio alcune idee relative al divieto di commistione dei sessi e dei codici di abbigliamento femminili vigenti nel paese. Le posizioni di MbS si distinguono così nettamente da quelle di tutta la tradizione religiosa dell’Arabia Saudita e dalla tradizionale immagine pubblica del Regno come autoritario ed ultraconservatore.
Integrate con il riformismo politico e la modernizzazione sociale del paese sono le attività private del Principe. Se le politiche di MbS contrastano lo stereotipo occidentale dell’ultra-conservatorismo saudita, le sue attività private consentono una duplice lettura: da un lato il consolidamento dell’ideale del principe saudita economicamente facoltoso, dall’altro l’introduzione di un’immagine di innovatore visionario, lontano dalle logiche del conservatorismo religioso. Secondo questa linea vanno interpretate le attività private del Principe: gli acquisti plurimilionari di uno Yacht e di un Chateau in Francia –secondo alcune fonti rispettivamente circa 500 e 300 milioni di dollari- così come l’acquisto del “Salvator Mundi” di Leonardo da Vinci da parte di un vicino consigliere di MbS. Il dipinto, battuto all’asta per 450 milioni di dollari, verrà esposto al Louvre di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. Una mossa, quest’ultima, simbolo della volontà saudita di ammiccare agli ideali culturali occidentali, oltre che dell’intenzione di dare lustro alle collezioni artistiche della regione.
Investire sull’immagine dell’Arabia Saudita e della propria figura politica è una necessità chiave per MbS, che si trova ad affrontare la spinosa questione della guerra in Yemen. Da lui condotto in qualità di Ministro della Difesa, il conflitto è risultato in quella che è stata definita come una delle più gravi crisi umanitarie al mondo, danneggiando notevolmente l’immagine internazionale saudita; immagine ulteriormente intaccata dalle accuse di autoritarismo politico interno derivanti dalla ferrea campagna anti-corruzione da lui iniziata nel 2017. Ad attirare le critiche più dure è stato infatti il plateale arresto di numerosi principi ed alti funzionari sauditi accusati di corruzione, a cui è seguita una paradossale detenzione all’interno del lussuoso hotel Ritz-Carlton della capitale Riyadh.
Le visite internazionali del Principe nel Regno Unito e negli Stati Uniti di marzo 2018 appaiono dunque fondamentali per migliorare la propria posizione internazionale. Ecco che il suo orientarsi, almeno apparentemente, verso posizioni culturali ed economiche occidentali acquista un senso evidente se l’obiettivo è guadagnarsi il favore internazionale. Tale apprezzamento internazionale è necessario per attrarre gli investitori esteri, il cui sostegno è fondamentale per attuare gli ambiziosi piani di diversificazione dell’economia saudita. MbS ha bisogno dell’appoggio occidentale e del favore della comunità internazionale anche sul piano esterno, per perseguire le politiche anti-iraniane e rafforzare la leadership regionale. Dunque è per questo che la charme offensive del giovane Principe saudita, è più strategica di quanto non possa sembrare.
29 March 2018